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lunedì 1 ottobre 2012

VestAndPage (Germania - Italia)

Vest AndPage (Germania- Italia)


Il duo VestAndPage, composto dall'artista tedesca Verena Stenke e dal veneziano Andrea Pagnes, artista, curatore e scrittore, nasce nel 2006. Attivi nell’ambito della performance contemporanea, dell'arte visuale e della cinematografia d'arte, presentano i loro lavori su scala internazionale, come di recente a Seoul, Hong Kong, Buenos Aires, Taipei, Città del Messico, Singapore, Caracas e New York. La loro pratica artistica investiga le sfere del sociale e del privato analizzando temi quali la fragilità, la trasformazione, la liminalità, la responsabilità e l'autenticità. Le loro performances sono spesso site-responsive, e operano attraverso uno stato di continua vertigine. VestAndPage hanno inoltre sviluppato un approccio educativo alla Performance art attraverso una serie di workshop metodologici, seminari e conferenze tenute in prestigiose istituzioni internazionali. Le loro ricerche nell'ambito della performance sono state già ampiamente pubblicate. Attualmente curatori della prima edizione di VENICE INTERNATIONAL PERFORMANCE ART WEEK, che ha luogo a Palazzo Bembo, Venezia, dall'8 al 15 dicembre 2012, un evento espositivo che si articola attraverso programma dal vivo ed esposizione, con la partecipazione di 30 artisti internazionali. Dal 2010 al 2012 VestAndPage si sono dedicati alla realizzazione della trilogia filmica "sin fin The Movie", un lavoro ibrido, unico nel suo genere, un esperimento in cui l'arte della performance si integra a quella della cinematografia. La realizzazione di quest'opera si è resa possibile grazie a co-produzioni internazionali che hanno permesso ai due artisti di operare in Antartide, India, Kashmir, Terra del Fuoco e Patagonia Cilena. Stenke e Pagnes collaborano inoltre con artisti attivi in altri discipline, con compagnie teatrali ed organizzazioni umanitarie, come è avvenuto nel giugno 2012 per il progetto "Fear is Fear. Love is Love." in cui hanno lavorato a stretto contatto con le ragazzine di strada di Città del Messico.
www.vest-and-page.de
www.sinfin-themovie.de
www.veniceperformanceart.org

Performance: THE SMILE AT THE TOP OF THE LADDER

Augusto, il clown geniale e disperato, attuava  ogni sera  un  dramma d’iniziazione e martirio standosene  in contemplazione  della  luna,  ai  piedi  di  una  scala,  il sorriso fisso, lontano dai pensieri.  Questa  simulazione di estasi, che aveva portato alla perfezione, aveva  sempre fatto una grande impressione sul pubblico: pareva la quintessenza della stravaganza.

Augusto cerca di cogliere quell’ultima frazione di secondo per articolarla in momenti infinitesimali di vita. Niente di quello che aveva provato in quarant’anni poteva paragonarsi al piacere  sensuale  che  ora sentiva dallo  scindere  i  secondi, ma  una  volta  finito di ridurre l'estremo momento di tempo in particelle infinitesimali, impalpabili,  si  accorge di aver perso la capacità di ricordare. E’ una rivelazione che lo inquieta.  Aveva cancellato: aveva creato un vuoto dentro. Se prima interpretava la libertà, ora ci  deve rinunciare. Senza maschera, rientra  nella  routine  della  vita, diventa polvere. Al posto della risata c’è caso mai una specie di sorriso. Sa  di morire  lottando  per  nascere. Non si  è mai stati, non si  sarà mai. Casomai un perenne punto di partenza. Fuori portata. Fuori dal gioco.

Il mondo di tutti i giorni, che Augusto vede troppo familiare, è l'unico mondo di magia senza fine. Augusto ha voluto offrire ai suoi spettatori una gioia senza tempo, ma non ci riesce. I suoi tentativi di  ritrovare se stesso diventano impossibili.  Le  conseguenze  sono tragiche. In  precario  equilibrio  tra illusione  e  inganno, menzogna e disperazione, si rende conto che per essere felice, non può che essere se stesso e nessun altro.  

Augusto si affranca così dall'idea utopica che la felicità si può trovare solo altrove, in un'altra persona, in  altre circostanze,  in  un'altra forma. Le  sue  parole  gettano una nuova luce sul suo lavoro. La storia in sé diventa autentica e comprensibile. La sua vista si sposta: dal fuori verso il dentro.

La performance si basa su una serie di "nonsense” -­ prove fisiche – che rivelano la "verità".  I due performer non  hanno nient'altro che se stessi,  sono auto-­sufficienti,  quindi essenzialmente contrari al buon ordine:  allora a che  serve  giocare    con    il   fuoco?    Che sciocchezza sarebbe, voler volare su una tavola? Nonostante questo, vivono il loro sogno, che non è un tentativo di fuga.  

Il  clown donna  vuole volare per toccare quel dolore che si chiama gioia. Vuole scendere dalla tavola per far parte di questo mondo, per non sentirsi indietro, per provare le proprie ali. Che senso  ha starsene  in  tacchi  alti  su un tavolo  in  abito  da  sera, tenuta da una corda  che ne definisce il movimento? Che cosa vuol dire “perfetto”? Come può un qualsiasi equilibrio essere di vitale importanza? Sono gli oggetti che muovono le persone o viceversa?

Il clown uomo vuole sempre l'amore senza sapere come. Guarda  a  se  stesso  e ai  suoi  oggetti con  stupore. Segue il movimento della luce e i  propri contemporaneamente. Che cosa viene prima, la luce o le mani, o sono la stessa cosa? Non è un eroe che sfida la gravità. Si pone solo domande e per questo si agita.
È sempre il pubblico che crea l'evento. Senza spazio e pubblico  gli  artisti non  possono mostrarsi.  Quando tutto è autentico,  in  questo  spazio,  anche intimo, pubblico e artista  si "toccano".  La loro  esperienza diventa  uno.  E' come se si conoscessero da sempre: quelli che vivono e chi cerca.  

Tutto ciò  che  accade, non è illusorio, non è virtuoso e non ha pretese. I due sono lì, sono  solo se stessi in una fase particolare, nel presente. Se uno dei due dice che è successo qualcosa, ci si può scommettere che è realmente accaduto.  

La performance contiene in   la  possibilità  del fallimento, l’elemento onesto. Le azioni sono eclettiche. L'idea risiede nell’affrontare quello che sta accadendo qui e ora.
Perfezione e   precisione stanno  tutte  nell’intelligenza corpo.  Nella consapevolezza che  è  possibile collaborare  con  il  proprio  corpo  per avvicinarsi alla meta: fare  arte.  La  percezione fisica permette di mostrare l’"impossibile": sia esso reale o vero.

Essere in grado di comunicare con il silenzio del corpo, significa riconoscere la propria anima, trovare se stessi, essere  identici  a  se  stessi,  non  esserne copia  o riproduzione:  questo  è  il compito dell'artista. L'assurdità evidente  delle  sue  azioni è  il luogo che sfugge alla manipolazione del  sociale. L'irrazionalità mette in ridicolo il pragmatismo, la mentalità ossessionata dall’efficienza. Questo contraddice il desiderio umano di dominare il corpo. Invece,  l'artista deride  la  divisione  tra  il  corpo  e  l'intera  persona  e ne  accetta  la  condizione. L'esecutore vede il corpo così com'è, non come vorrebbe che fosse: è il corpo così com’è la sua risorsa inesauribile.

L'assurdo rende chiaro che il confronto, l’aggrapparsi a qualcosa a tutti i costi, non è nelle loro corde.  E’  un "impegno all’astinenza", alla  necessità  di voler  essere al  sicuro.  Il  desiderio  di sentirsi in un luogo protetto, di averlo, è strettamente legato alla paura di perderlo. La paura è la  vera  ragione dietro la  ricerca  della  "sicurezza".  Autorità, dogmi e pregiudizi  sono costruiti per via  di  un  senso  di  paura,  per ostacolare  fedeltà  e coraggio nei confronti di ciò che in noi stessi è più vero e profondo.  

L’assurdo può, tuttavia, attraverso gesti poetici e valorizzazione visiva, dar forma ad alcune di queste qualità umane: essere  se  stessi, vivere nel qui e ora armoniosi,  attenti e autentici,  nel proprio potenziale creativo, per avere un'idea di ciò che è reale.


Coppia di Clowns

I

Io  esisto.  E  'sufficiente,  a  volte. Le mie mani sono quadrate.  Mi  chiedo  se  sono  in  grado  di trasferire tutta la nostalgia che sento in quest’azione. Lei è in un angolo del mio occhio. Io sono un clown, così umiliante e nobile allo stesso tempo. Dopo anni persi a barare, ho finalmente preso una decisione terribile. Mi piacerebbe volare.

II

Ho fatto finta di essere libero. Il vento era come seta. Le mie braccia erano forti, ma ho lasciato andare tutto,  in una frazione di secondo, e la paura era come una scossa elettrica. Ho smesso perché mi  sono rotto il corpo. Troppo preso da altre cose per ascoltarne  i  segnali impercettibili. Il corpo mi ha fatto smettere. Ora, in questa strana  caduta libera senza nulla su cui fare affidamento, mi vedo trasparente, finalmente sto vivendo.

III

E’  incontrollata.  E’  nauseante. Ed è la mia sopravvivenza. Accettare  questa  posizione:  io  sono un principiante.  Mi sforzo. Messo a nudo. Tutto quello che posso offrire, è il mio stesso vuoto. Non  ho nulla da dimostrare. Io volo nel panico e nell’insicurezza,  in  una corsa a  perdifiato, ansimando, nella vastità della mia libertà personale. Sopraffatto dalla brutalità del compito che mi sono posto: totale  onestà. Sono io, mi sa. Guarderò la gente e semmai racconterò una storia, la mia.

IV

Spesso  è  uguale  tutto? La fortuna è come viene, e così la passione.  Così  si  spera.  Di  essere  in qualche  modo riconosciuti. Non  avevo  nessuna intenzione  di  essere  un  clown  senza talento, senza tecnica.  E’  successo e basta. Così eccomi qui, mostrando niente, ma dando me stesso. Immagino che ai vostri occhi debba essere uno spettacolo unico. Imbarazzante. Non è sempre divertente. Ho ancora tante cose da fare per sfamare la mia insicurezza. Se nessuno dice che sono un clown, allora non lo sono, ma sono nulla. Va bene così. Anche se è insopportabile. Cercherò un nuovo precipizio, dove andare a ritirarmi.

V

Che cosa è un clown?
Penso  sia  solo  un’anima con una pelle più sottile, al centro di un cerchio per sua spontanea volontà, in cerca d'umiltà e una certa capacità di recupero.

 Conclusione

Per essere in grado di parlare d’amore bisogna essere poeti, perché solo loro sanno vedere le cose  oltre la realtà. Solo i poeti conoscono la verità. A  volte vorrei poter scivolare fuori della vita quotidiana, e concedermi al sogno... Come fanno i poeti.  
La professione del performer -­  ed è una  professione -­  è difficile. Perché? Perché è difficile, e quindi più grande: un ufficio sacro, che è più di una vocazione. Coloro che vivono non ne sono sempre  consapevoli. Per fortuna, ma ciò li rende umili: è in questa discussione che si  tocca  il paradiso della perfezione. Io mi accorgo di camminare solo quando inciampo. O forse no.  Performer: la sopravvivenza. Il clown è un poeta d'azione, ha scritto Henry Miller.
Se  il  clown lavora come un  poeta,  allora saprà come descrivere tutto questo  e  potrà  sognare, anche se poi non è proprio un clown...
Se la parola pronunciata è “amore”, ma non lo è, che cosa s’intende quando si dice “clown”, un essere reale? Se la passione è tutto ciò che consuma, l'amore allora che cos’è? Qualcosa di più morbido?


Direzione artistica e organizzazione a cura di Human Installations di Kyrahm + Julius Kaiser