Vest AndPage (Germania- Italia)
Il duo VestAndPage, composto dall'artista
tedesca Verena Stenke e dal veneziano Andrea Pagnes, artista, curatore e
scrittore, nasce nel 2006. Attivi nell’ambito della performance
contemporanea, dell'arte visuale e della cinematografia d'arte,
presentano i loro lavori su scala internazionale, come di recente a
Seoul, Hong Kong, Buenos Aires, Taipei, Città del Messico, Singapore,
Caracas e New York. La loro pratica artistica investiga le sfere del
sociale e del privato analizzando temi quali la fragilità, la
trasformazione, la liminalità, la responsabilità e l'autenticità. Le
loro performances sono spesso site-responsive, e operano attraverso uno
stato di continua vertigine. VestAndPage hanno inoltre sviluppato un
approccio educativo alla Performance art attraverso una serie di
workshop metodologici, seminari e conferenze tenute in prestigiose
istituzioni internazionali. Le loro ricerche nell'ambito della
performance sono state già ampiamente pubblicate. Attualmente curatori
della prima edizione di VENICE INTERNATIONAL PERFORMANCE ART WEEK, che ha luogo a Palazzo Bembo, Venezia, dall'8 al 15 dicembre 2012, un
evento espositivo che si articola attraverso programma dal vivo ed
esposizione, con la partecipazione di 30 artisti internazionali. Dal
2010 al 2012 VestAndPage si sono dedicati alla realizzazione della
trilogia filmica "sin fin The Movie", un lavoro ibrido, unico nel suo
genere, un esperimento in cui l'arte della performance si integra a
quella della cinematografia. La realizzazione di quest'opera si è resa
possibile grazie a co-produzioni internazionali che hanno permesso ai
due artisti di operare in Antartide, India, Kashmir, Terra del Fuoco e
Patagonia Cilena. Stenke e Pagnes collaborano inoltre con artisti attivi
in altri discipline, con compagnie teatrali ed organizzazioni
umanitarie, come è avvenuto nel giugno 2012 per il progetto "Fear is
Fear. Love is Love." in cui hanno lavorato a stretto contatto con le
ragazzine di strada di Città del Messico.
www.vest-and-page.de www.sinfin-themovie.de
www.veniceperformanceart.org
Performance: THE SMILE AT THE TOP OF THE LADDER
Augusto, il clown geniale e disperato, attuava ogni sera un dramma
d’iniziazione e martirio standosene in contemplazione
della luna, ai piedi
di una scala,
il sorriso fisso, lontano dai pensieri. Questa simulazione di estasi, che aveva portato alla perfezione,
aveva sempre fatto una grande impressione
sul pubblico: pareva la quintessenza della stravaganza.
Augusto cerca di cogliere quell’ultima frazione di secondo per
articolarla in momenti infinitesimali di vita. Niente di quello che aveva provato
in quarant’anni poteva paragonarsi al piacere sensuale che ora
sentiva dallo scindere i secondi,
ma una volta finito di ridurre
l'estremo momento di tempo in particelle infinitesimali, impalpabili, si accorge
di aver perso la capacità di ricordare. E’ una rivelazione che lo inquieta. Aveva cancellato: aveva creato un vuoto dentro. Se prima interpretava
la libertà, ora ci deve rinunciare. Senza
maschera, rientra nella routine della vita, diventa polvere. Al posto della risata c’è caso
mai una specie di sorriso. Sa di morire lottando per nascere. Non si è mai stati, non si sarà mai. Casomai un perenne punto di partenza.
Fuori portata. Fuori dal gioco.
Il mondo di tutti i giorni, che Augusto vede troppo familiare,
è l'unico mondo di magia senza fine. Augusto ha voluto offrire ai suoi spettatori
una gioia senza tempo, ma non ci riesce. I suoi tentativi di ritrovare se stesso diventano impossibili. Le conseguenze
sono tragiche. In precario equilibrio tra illusione e inganno,
menzogna e disperazione, si rende conto che per essere felice, non può che essere
se stesso e nessun altro.
Augusto si affranca così dall'idea utopica che la felicità si
può trovare solo altrove, in un'altra persona, in altre circostanze, in un'altra
forma. Le sue parole gettano una nuova luce sul suo lavoro. La storia
in sé diventa autentica e comprensibile. La sua vista si sposta: dal fuori verso
il dentro.
La performance si basa su una serie di "nonsense” -‐ prove
fisiche – che rivelano la "verità". I due performer non hanno nient'altro che se stessi, sono auto-‐sufficienti, quindi essenzialmente contrari al buon ordine:
allora a che serve giocare con il fuoco? Che sciocchezza
sarebbe, voler volare su una tavola? Nonostante questo, vivono il loro sogno, che
non è un tentativo di fuga.
Il clown donna vuole volare per toccare quel dolore che si chiama
gioia. Vuole scendere dalla tavola per far parte di questo mondo, per non sentirsi
indietro, per provare le proprie ali. Che senso ha starsene in tacchi alti su un tavolo in abito da sera, tenuta da una corda che ne definisce il movimento? Che cosa vuol dire
“perfetto”? Come può un qualsiasi equilibrio essere di vitale importanza? Sono gli
oggetti che muovono le persone o viceversa?
Il clown uomo vuole sempre l'amore senza sapere come. Guarda
a se stesso
e ai suoi oggetti con stupore. Segue il movimento della luce e i propri contemporaneamente. Che cosa viene prima,
la luce o le mani, o sono la stessa cosa? Non è un eroe che sfida la gravità. Si
pone solo domande e per questo si agita.
È sempre il pubblico che crea l'evento. Senza spazio e pubblico gli artisti
non possono mostrarsi. Quando tutto è autentico, in questo
spazio, anche intimo, pubblico e artista si "toccano". La loro esperienza diventa uno. E'
come se si conoscessero da sempre: quelli che vivono e chi cerca.
Tutto ciò che accade, non è illusorio, non è virtuoso e non ha
pretese. I due sono lì, sono solo se stessi
in una fase particolare, nel presente. Se uno dei due dice che è successo qualcosa,
ci si può scommettere che è realmente accaduto.
La performance contiene in sé la possibilità del fallimento, l’elemento onesto. Le azioni sono
eclettiche. L'idea risiede nell’affrontare quello che sta accadendo qui e ora.
Perfezione e precisione stanno tutte nell’intelligenza corpo. Nella consapevolezza che è possibile collaborare con il proprio corpo per avvicinarsi alla meta: fare arte. La percezione fisica permette di mostrare l’"impossibile":
sia esso reale o vero.
Essere in grado di comunicare con il silenzio del corpo, significa
riconoscere la propria anima, trovare se stessi, essere identici a se stessi, non esserne
copia o riproduzione: questo è il compito
dell'artista. L'assurdità evidente delle
sue azioni è il luogo che sfugge alla manipolazione del sociale. L'irrazionalità mette in ridicolo il pragmatismo,
la mentalità ossessionata dall’efficienza. Questo contraddice il desiderio umano
di dominare il corpo. Invece, l'artista deride la divisione
tra il corpo e
l'intera persona e ne accetta la condizione.
L'esecutore vede il corpo così com'è, non come vorrebbe che fosse: è il corpo così
com’è la sua risorsa inesauribile.
L'assurdo rende chiaro che il confronto, l’aggrapparsi a qualcosa
a tutti i costi, non è nelle loro corde. E’ un "impegno
all’astinenza", alla necessità di voler essere al sicuro. Il desiderio di sentirsi in un luogo protetto, di averlo, è
strettamente legato alla paura di perderlo. La paura è la vera ragione dietro la ricerca della "sicurezza". Autorità, dogmi e pregiudizi sono costruiti per via di un senso di paura, per ostacolare fedeltà e coraggio nei confronti di ciò che in noi stessi è più vero e profondo.
L’assurdo può, tuttavia, attraverso gesti poetici e valorizzazione
visiva, dar forma ad alcune di queste qualità umane: essere se stessi,
vivere nel qui e ora armoniosi, attenti e
autentici, nel proprio potenziale creativo,
per avere un'idea di ciò che è reale.
Coppia di Clowns
I
Io esisto. E 'sufficiente,
a volte. Le mie mani sono quadrate. Mi chiedo
se sono in
grado di trasferire tutta la nostalgia che sento in quest’azione.
Lei è in un angolo del mio occhio. Io sono un clown, così umiliante e nobile allo
stesso tempo. Dopo anni persi a barare, ho finalmente preso una decisione terribile.
Mi piacerebbe volare.
II
Ho fatto finta di essere libero. Il vento era come seta. Le mie
braccia erano forti, ma ho lasciato andare tutto, in una frazione di secondo, e la paura era come
una scossa elettrica. Ho smesso perché mi sono rotto il corpo. Troppo preso da altre cose
per ascoltarne i segnali impercettibili. Il corpo mi ha fatto smettere.
Ora, in questa strana caduta libera senza
nulla su cui fare affidamento, mi vedo trasparente, finalmente sto vivendo.
III
E’ incontrollata. E’ nauseante.
Ed è la mia sopravvivenza. Accettare questa posizione: io sono
un principiante. Mi sforzo. Messo a nudo.
Tutto quello che posso offrire, è il mio stesso vuoto. Non ho nulla da dimostrare. Io volo nel panico e nell’insicurezza,
in una corsa a perdifiato, ansimando, nella vastità della mia
libertà personale. Sopraffatto dalla brutalità del compito che mi sono posto: totale
onestà. Sono io, mi sa. Guarderò la gente
e semmai racconterò una storia, la mia.
IV
Spesso è uguale tutto? La fortuna è come viene, e così la passione.
Così si spera.
Di essere in qualche modo riconosciuti. Non avevo nessuna intenzione di essere
un clown senza talento, senza tecnica. E’ successo
e basta. Così eccomi qui, mostrando niente, ma dando me stesso. Immagino che ai
vostri occhi debba essere uno spettacolo unico. Imbarazzante. Non è sempre divertente.
Ho ancora tante cose da fare per sfamare la mia insicurezza. Se nessuno dice che
sono un clown, allora non lo sono, ma sono nulla. Va bene così. Anche se è insopportabile.
Cercherò un nuovo precipizio, dove andare a ritirarmi.
V
Che cosa è un clown?
Penso sia solo un’anima con una pelle più sottile, al centro di
un cerchio per sua spontanea volontà, in cerca d'umiltà e una certa capacità di
recupero.
Conclusione
Per essere in grado di parlare d’amore bisogna essere poeti,
perché solo loro sanno vedere le cose oltre la realtà. Solo i poeti conoscono la verità.
A volte vorrei poter scivolare fuori della
vita quotidiana, e concedermi al sogno... Come fanno i poeti.
La professione del performer -‐ ed è una professione -‐ è difficile. Perché? Perché è difficile, e quindi
più grande: un ufficio sacro, che è più di una vocazione. Coloro che vivono non
ne sono sempre consapevoli. Per fortuna,
ma ciò li rende umili: è in questa discussione che si tocca il paradiso della perfezione. Io mi accorgo di
camminare solo quando inciampo. O forse no. Performer: la sopravvivenza. Il clown è un poeta
d'azione, ha scritto Henry Miller.
Se il clown lavora come un poeta, allora saprà come descrivere tutto questo e potrà
sognare, anche se poi non è proprio un clown...
Se la parola pronunciata è “amore”, ma non lo è, che cosa s’intende
quando si dice “clown”, un essere reale? Se la passione è tutto ciò che consuma,
l'amore allora che cos’è? Qualcosa di più morbido?